B.Y.O.D. – Bring Your Own Device – Porta il tuo dispositivo

AZIONE # 6 DEL PIANO NAZIONALE SCUOLA DIGITALE

AZIONE 6               AZIONE 6 1

Il nuovo piano nazionale scuola digitale  propone nuove azioni partendo dai finanziamenti a disposizione e quantificando i tempi e le strategie. Così facendo si vuole stimolare le scuole alla costruzione pianificata di ambienti di apprendimento e di innovazione didattica favorendo la sostenibilità, la replicabilità e la flessibilità e lasciando definitivamente il modello di tecnologia più pesante confinata a poche classi, a favore della connettività, degli atelier e dei carrelli mobili, degli ambienti flessibili, del pensiero computazionale, della robotica, del Byod (Bring Your Own Device).

Proprio l’azione #6 del piano trasforma le classi in ambienti per la didattica digitale integrata, pensandoli appunto nella logica della sostenibilità, replicabili potenzialmente in ogni classe di un istituto, previa la presenza di una adeguata connessione e di dispositivi, non solo della scuola, ma personali degli alunni.

Il Byod, già sperimentato nelle scuole di molti paesi anglosassoni, in Italia non è ancora stato assunto a modello di sistema. Si legge nel testo dell’#azione6 del PNSD: “ La scuola digitale, in collaborazione con le famiglie e gli enti locali, deve aprirsi al cosiddetto BYOD (Bring Your Own Device), ossia a politiche per cui l’utilizzo di dispositivi elettronici personali durante le attività didattiche sia possibile ed efficientemente integrato”. Il “deve aprirsi” indica una necessità e non una possibilità. Ogni classe di un istituto può avere una base essenziale di dispositivi da integrare con i dispositivi degli alunni. Non importa il rapporto 1 a 1, si può lavorare per piccoli gruppi e utilizzare i dispositivi in base alle necessità didattiche e non viceversa.

Nella logica di Jonassen del “non imparare da, ma imparare con” , il Byod  è un modello che si inserisce nell’innovazione didattica diversificando gli ambienti di apprendimento e proponendo un approccio  più attivo e costruttivista.

Per attuare questo modello sono necessari:

  • una buona connettività e una navigazione protetta  con autenticazione degli utenti;
  • ambienti cloud, amministrati dall’istituto, per poter lavorare e condividere;
  • dispositivi funzionanti con le applicazioni necessarie a disposizione;
  • predisporre gli alunni ad una gestione responsabile dei dispositivi in classe e fuori dalla classe;
  • il coinvolgimento delle famiglie per l’utilizzo dei dispositivi personali e le attività in digitale attraverso informative specifiche;
  • formare i docenti al cambiamento didattico e alla novità dell’ambiente integrato digitale con opportune e dedicate proposte.

Cosa offre il B.Y.O.D.?

  • Con questo modello, gli alunni sono in grado di accedere ai materiali didattici sia da scuola che da casa, senza vincoli di orario, e di gestirli autonomamente secondo le modalità che sono più corrispondenti al proprio stile di apprendimento.
  • Rende possibile la distribuzione del materiale didattico in formato elettronico.
  • Rende possibile la creazione di un portfolio del materiale prodotto dall’alunno, che può essere utilizzato per monitorare e valutare l’apprendimento sia da parte dei docenti che da parte dei genitori.
  • Offre una maggiore semplicità ed immediatezza nel rapporto docente ed insegnante, dato che alcune delle interazioni che oggi richiedono tempi lunghi  possono essere eseguite direttamente on-line, con la possibilità di avere feedback immediati.
  • Consente una maggiore attenzione e facilitazione nei confronti degli alunni diversamente abili, mediante l’uso di software appositamente progettati.
  • L’utilizzazione di dispositivi personali elimina alla base il problema di degrado delle caratteristiche operative dei PC usati a scuola come risorse condivise.
  • Potendo scegliere una piattaforma unica per l’hardware è possibile creare una libreria di contenuti.

Ovviamente ci sono anche aspetti sui quali è necessario soffermare l’attenzione:

  • L’implementazione in classe di un modello 1:1 rivoluziona i ruoli tradizionali con uno spostamento della centralità verso i dispositivi personali –  cosa che può rendere necessario un riadattamento delle tecniche didattiche.
  • La predisposizione e il mantenimento di una serie di infrastrutture, non solo materiali.
  • L’uso massiccio di dispositivi elettronici impone l’uso di precauzioni tecnologiche per regolarne il funzionamento al fine di evitare abusi e distrazione e per dare al docente il controllo di ciò che la sua classe può e deve fare.
  • Rende indispensabile la definizione di una serie di regolamenti che stabiliscano in modo chiaro ed univoco le procedure da adottare per evitare l’insorgere di problemi.

Le parole del Ministro Fedeli a FUTURA, la tre giorni di iniziative formative, dibattiti, racconto di buone pratiche pensata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e realizzata in collaborazione con il Comune di Bologna per fare il punto sui temi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e sulla sua attuazione. 

“Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo, non con divieti ma proprio con l’educazione, ogni tipo di dipendenza, anche dagli strumenti tecnologici. Voglio ribadire in ogni caso, che resta proibito, come stabilito dalla circolare del 2007 dell’allora Ministro Fioroni, l’uso personale di ogni tipo di dispositivo in classe, durante le lezioni, se non condiviso con i docenti a fini didattici”.

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